Boom delle truffe online…

Incredibile. Nel 2009 l’ammontare complessivo stimato del bottino dei truffatori che usano il vecchissimo trucco della truffa alla nigeriana o 419 scam (principi e ambasciatori che cercano proprio voi come soci per portare fuori dal paese con discrezione qualche milione di dollari, lotterie online, acquisti pagati eccessivamente, eccetera) è aumentato ed ha raggiunto i 9,3 miliardi di dollari. Un bel balzo, considerato che nel 2008 la stima era di 6,3 miliardi.

Questi sono, perlomeno, i dati pubblicati dall’agenzia investigativa olandese Ultrascan, che sorveglia il traffico dei truffatori dal 1996 e ha analizzato 8503 casi in 152 paesi soltanto nel 2009. Ultrascan precisa che si tratta di stime minime, visto che manca un ente centralizzato che quantifichi e sorvegli il settore: le cifre effettive sono probabilmente molto più alte.

Come mai questo boom? Semplice: i truffatori sono andati a cercare mercati vergini, come Cina, India, Corea del Sud e Vietnam, e hanno calibrato le esche su misura. I cinesi, secondo il rapporto di Ultrascan, abboccano maggiormente alle finte vincite alla lotteria; gli indiani alle false offerte di lavoro o di visti per studiare all’estero.

I truffatori, inoltre, non operano più soltanto dal territorio nigeriano: il rapporto segnala che nel 2009 c’erano almeno 51.761 criminali di questo tipo sparsi in 69 paesi al di fuori della Nigeria, che resta comunque la patria di questo genere di raggiro: si stima ci siano 250.000 operatori del settore nel paese. Dovunque siano, inoltre, tendono a farla franca, perché manca un coordinamento centrale delle forze di polizia, identificare i truffatori è difficile e spesso le vittime sono riluttanti ad ammettere di essere state gabbate. Il rapporto di Ultrascan indica questi dati minimi: nel 2009 c’erano 1220 operatori in Italia (200 in più del 2008), che hanno munto 319 milioni di dollari alle proprie vittime. In Svizzera i criminali di questo genere erano 555, che sono costati a privati ed aziende 215 milioni di dollari.

Va sottolineato, infine, che talvolta la truffa non si limita alla semplice mail che propone un affare irresistibile. Ultrascan cita il caso di un’azienda con quasi 300 dipendenti che è fallita perché i dirigenti sono stati convinti dai truffatori ad anticipare loro ben 12 milioni di dollari in relazione a un contratto (in realtà inesistente) che ne avrebbe fruttati 42. I truffatori hanno mostrato di persona alla vittima un passaporto diplomatico, dettagli di progettazione, referenze di vari istituti bancari – tutti documenti falsi ma credibili – e persino un conto bancario fittizio ma funzionante, che era una copia esatta del sito Web di un’importante banca canadese.

Truffe di questo calibro non possono essere considerate un semplice corollario folcloristico di Internet: devastano famiglie e aziende. Purtroppo, per ora, l’unica forma di contrasto concretamente possibile è l’informazione

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