Governo Renzi, via detrazione coniuge a carico…
Sembra che stiano per arrivare altre brutte notizie per le famiglie italiane, ed in particolar modo per tutti i nuclei familiari in cui a lavorare è solo il marito, mentre la moglie resta a casa a badare ai bambini oppure ai genitori anziani.
Nella famosa proposta di riforma del Lavoro, il tanto chiacchierato “Jobs Act”, infatti, è indicata, nell’ultima pagina, una frase eloquente che non sembra dare adito a dubbi sulle azioni da intraprendere.
Viene, infatti, scritto: “Abolire la detrazione per il coniuge a carico e introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare”.
Il Governo Renzi sembra sia intenzionato a cancellare la detrazione per il coniuge a carico, giustificando il provvedimento come un incentivo, anche per le donne, a lavorare e a produrre per l’economia italiana.
A questo proposito, cominciano ad arrivare pesanti critiche a questa ventilata abolizione della detrazione per il coniuge: il Forum delle associazioni familiari inveisce contro l’iniziativa ministeriale descrivendola come “una scelta che lascia interdetti per le valenze sociali e culturali che porta con sè”.
C’è chi insorge, soprattutto, perchè già immagina le situazioni familiari che si verranno a creare: la moglie sarà costretta a lavorare e ad usare quei pochi soldi guadagnati per pagare una colf o una baby sitter che svolga il suo attuale lavoro di casalinga.
Domani il Jobs act arriverà in Consiglio dei ministri e il Premier ha intenzione di ottenere l’approvazione del piano in breve tempo allo scopo di dare al Paese ciò di cui ha bisogno. Perché, secondo lui, queste sono le soluzioni, all’interno di quel documento sono contenute le misure che faranno ripartire il Paese.
Fino ad oggi però non è mai stato chiaro cosa contenesse a livello pratico, non si capiva quali e quante tasse volesse ridurre, quali contratti sarebbero stati riformati, cosa sarebbe cambiato in chiave ammortizzatori sociali.
Adesso finalmente sono arrivate le risposte. Il Jobs act si baserà su 5 punti fermi:
ammortizzatori sociali,
contratto unico di lavoro,
spending review,
riduzione dell’Irpef,
agenzia unica per i giovani.
Ma vediamole nel dettaglio queste misure.
Ammortizzatori sociali:
Sono senza dubbio il cardine della riforma voluta dal Governo Renzi. Le modifiche agli ammortizzatori sociali ideate da Stefano Sacchi verrebbero finanziate con la scomparsa della cassa integrazione in deroga.
Non ci sarà più la CIG, ma arriverà la Naspi, un sussidio di disoccupazione universale che mira ad includere molti dei soggetti tagliati fuori da Aspi e mini-aspi.
(Per saper saperne di più sulla Naspi cliccare qui.)
A questo però, si aggiungerà anche un assegno di disoccupazione rivolto a quei soggetti che, secondo i calcoli dell’Isee, si troveranno in una situazione di effettivo bisogno dopo aver avuto accesso ai due anni di Naspi.
Tornando alla CIG, essa dovrebbe essere inglobata all’interno del sussidio universale entro 24 mesi, mentre la cassa integrazione ordinaria e straordinaria verrebbero progressivamente razionalizzate.
Possibile inoltre che prossimamente venga varato anche il Reis, il reddito di inclusione sociale attiva creato al fine di sostenere le famiglie povere. Questa misura però, potrebbe arrivare solo alla fine dell’anno.
Contratti:
Il secondo cardine del piano riguarda i cambiamenti in materia di contratti di lavoro. Attualmente ne abbiamo più di 40, Renzi mira invece a creare un contratto unico per il tempo indeterminato e a tutela crescente. Questo significherebbe quindi mettere da parte l’articolo 18 per i primi tre anni di lavoro, misura che sicuramente non sarà gradita ai sindacati, CGIL in primis.
Previste anche modifiche per il contratto a tempo indeterminato. Queste però, riguarderanno solo alcuni settori come i lavori stagionali.
Il piano conteneva inizialmente anche un salario minimo legale, misura che con ogni probabilità verrà messa da parte per non contrariare eccessivamente le associazioni sindacali.
Spending Review:
10 miliardi di tagli alla spesa l’anno. Questa la stima (forse eccessiva) contenuta all’interno del dossier Cottarelli, zoccolo duro su cui il Governo baserà la spending review. A questi si aggiungeranno 1,5 miliardi provenienti dal rientro dei capitali in Italia, più altri 3-5 conseguenti alla discesa repentina dello spread che darà una mano a ridurre le spesa per interessi dello Stato.
In questo contesto, il Governo spera in una riduzione del deficit al 2,7% del PIL, cosa che farebbe arrivare nelle casse nostrane 5 miliardi di euro da destinare alle famiglie e al taglio del cuneo fiscale.
IRPEF:
Eccolo il nocciolo duro della questione. Da tempo Renzi parla di ridurre le tasse. Fino a ieri però non era chiaro se questi tagli riguardassero l’IRAP e quindi le imprese o l’IRPEF e quindi le famiglie. Renzi ha scelto di puntare sulla seconda opzione, con buona pace di Squinzi e di Confindustria che invece premevano sulla prima.
Stipendi più alti per i redditi inferiori a 15mila euro, da ottenere attraverso l’aumento delle detrazioni fisse. L’aliquota invece rimarrà la stessa. Scenderà invece quella marginale, dal 30% al 23%. Sotto gli 8mila euro di reddito non si pagheranno tasse, mentre verrà varata una detrazione fissa, indipendente dal reddito, pari a 1.840 euro per la fascia di reddito compresa tra gli 8mila e i 15mila euro. Entro questa soglia il risparmio fiscale previsto è pari a 450 euro l’anno.
Dai 15mila euro ai 55mila invece le detrazioni si si ridurranno progressivamente per poi azzerarsi sopra questa soglia massima.
Le coperture necessarie per varare questo provvedimento sarebbero pari a 5-7 miliardi di euro ed esso agirà solo sui dipendenti attivi, escludendo i pensionati e i lavoratori autonomi che avrebbero al contrario tratto giovamento da una riduzione dell’IRAP.
Agenzia unica per i giovani:
Il Jobs act creerà un’agenzia unica federale volta a studiare una “garanzia per i giovani”, così come richiesto dall’Unione Europea. In chiave italiana, la misura riguarderà gli under25, offrendo loro lavoro, possibilità di proseguire gli studi, apprendistato, tirocinio, stages, ecc. entro 4 mesi dall’uscita dal sistema di istruzione formale o dall’inizio della disoccupazione.
Grazie Mamma Stato!!!!!!!!!!!